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by Lamberto Rinaldi
Aggiornato: 4 anni fa 18672
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La dottoressa Wilma Ciocci, criminologa e sociologa, nonché collaboratrice del professore Cesare Guerreschi, ovverosia il fondatore, nell’ormai lontano 1999, della Società Italiana Intervento Patologie compulsive, il primo centro di recupero per giocatori d’azzardo patologici, ha concesso una intervista a QuiNews Firenze, per fare il punto sui punti deboli che portano un normale giocatore a subire i rischi dell’azzardo.

Gioco d’azzardo patologico, la situazione a Firenze

Va, anzitutto, fatta una premessa: i dati sul fenomeno del gioco d’azzardo in territorio fiorentino, sono stati resi noti da Nicola Armentano, capogruppo del Partito Democratico, che ha spiegato come il 32% in più di sanzioni, nel primo semestre di quest’anno, stia a testimoniare l’elevata attività che non rispettava le ordinanze su slot machine del luglio dello scorso anno. Una mossa che, per Armentano, conferma come si stia proseguendo sulla retta via.

Il Comune di Firenze, intanto, sta già lavorando sulla prevenzione, dal momento che l’ordinanza comunale ha imposto orari alle attività. Nonostante ciò il Comune vigilerà e controllerà che il ricavato delle sanzioni venga utilizzato nella realizzazione di servizi a difesa delle dipendenze, creando, secondo le attenzioni, un Osservatorio Permanente per offrire dati sempre più aggiornati sul fenomeno della ludopatia e delle altre forme di dipendenza.

Ludopatia, parla la Dottoressa Ciocci

La dottoressa Ciocci ha cominciato la sua analisi partendo dal termine ludopatia, definendolo improprio dal momento che la dipendenza non deriva dal semplice gioco, ma solo da quello che implica l’azzardo. Il termine ludopatia, generico ed ampio, screditerebbe così tutta la categoria dei giochi, ivi compresi quanti operano nella filiera in maniera legale e trasparente, – ad esempio, i casinò online AAMS – spesso offrendo anche soluzioni come i percorsi formativi.

Il problema insito nell’azzardo, ha argomentato la dottoressa, sta nella degenerazione compulsiva che questo può scatenare: in queste dipendenze infatti non interviene nessun agente chimico, l’azzardo è un vizio come può essere un vizio lo shopping, o la dipendenza sessuale. E si diventa dipendenti per una incontrollabile smania di giocare. Il che, è noto, porta ad una serie di conseguenze, su tutte la distruzione della sfera intima del soggetto.

Esistono, chiaramente, terapie, prese in considerazione solo quando si arriva ad un punto che potremmo definire “morto”: un esempio, in tal senso, è quando si finiscono le risorse economiche per poter giocare.

Smettere è possibile? La Ciocci non ha dubbi: quando si innesca il meccanismo secondo cui, dopo aver visto una vittoria, aumenta la percezione di poter vincere, il soggetto persevera ed aumenta la sua dipendenza. Ma a questo non serve a nulla il proibizionismo, che aumenta la strada dell’illegale, oggi reso fruibile in più soluzioni, dai tablet agli smartphone che si collegano a siti illegali.

Quel che per la dottoressa rappresenta invece un ottimo viatico è l’investimento sulla formazione di operatori che assistano i soggetti affetti da dipendenza. Partendo, chiaramente, dall’assunto di fondo: la ludopatia è una patologia che ha segnali e riferimenti precisi. E da patologia deve essere trattata.

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