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by Silvia Urso
Aggiornato: 3 anni fa 379
Gaminginsider-News-Scommesse Sportive

Il 2020 sarà ricordato, per sempre, come un anno unico per quel che riguarda la crisi economica. Colpa del Coronavirus, che ha rallentato il processo di crescita di un mondo troppo distratto verso altro e capace di crollare su se stesso allo scoppio di una imprevista pandemia.

Tutti i settori dell’economia, come è noto, sono usciti danneggiati dall’emergenza, che in alcuni contesti continua e che probabilmente tornerà con seconde e nuove ondate di contagi. In attesa di un vaccino che ristabilisca una presunta normalità, oggi come oggi si raccolgono i cocci di un autentico dramma.

Chi più di tanti altri settori ha sofferto conseguenze precedenti e successive alla pandemia è il mondo del gioco d’azzardo. Nel mercato italiano, tra i più prolifici d’Europa, si sono registrati cali inattesi. E dietro la crisi, come è noto, sono sbucate fuori delle opportunità.

Se casinò online, poker ed eSports, in particolare durante il lockdown, hanno registrato un autentico boom, storico e mai prima d’allora vissuto, il settore del gioco fisico ha subito l’ondata in pieno. La chiusura di tutti i luoghi del gioco ha messo in ginocchio un settore già fortemente piegato da normative e divieti e ulteriormente compromesso da un lockdown tanto duro quanto inatteso.

Chi più di tutti ha pagato lo scotto è stato il segmento delle scommesse sportive. I cui dati, a chiusura dei primi sette mesi dell’anno in corso, parlano in maniera eloquente. La ripresa pare essere cominciata ma la montagna da scalare è lunga e le cifre non torneranno elevate per un altro po’ di tempo.

Nei primi sette mesi del 2020 la spesa nelle scommesse sportive del settore fisico, e dunque in agenzia, è stata pari a 335,2 milioni di euro, in calo rispetto alla cifra tonda dei 475,9 milioni di euro dello stesso periodo del 2019. Secondo i dati sono appena 1,1 miliardi quelli relativi alle vincite finite nelle tasche dei giocatori da inizio anno.

La città con relativa provincia più attiva è quella di Napoli, dove la spesa ha toccato quota 45,6 milioni con oltre 1.151 agenzie operative. A Roma la seconda città con provincia con più spesa: su 693 sale operative i soldi spesi sono stati 25,7 milioni di euro. In flessione Milano, con una spesa di 17,7 milioni. Tra le città che registrano una spesa maggiore spiccano Torino e Bari a chiudere la top five post-lockdown: il capoluogo piemontese registra una spesa di 14 milioni, quello pugliese di 12,6. Trieste, sorprendentemente, tocca il dato più elevato in base ai punti vendita operativi: tredici agenzie hanno incassato una spesa superiore ai 269mila euro di base imponibile media.




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