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by Silvia Urso
Aggiornato: 3 anni fa 855
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Lo studio CNR: “Bassa la spesa sui giochi nel lockdown” ma aumenta l’interesse per il gioco d’azzardo patologico

Il Covid-19 ha fermato un po’ tutto, nell'universo del gioco d’azzardo. Tanto nel fisico, che si sa essere stato penalizzato più del dovuto, sia nell'online, come dichiarato da Sabrina Molinaro, ricercatrice del CNR-IFC, alla direzione di una ricerca che ha condotto durante il lockdown sulla propensione al gioco d’azzardo degli italiani.

Perché questo verdetto? Stando alla Molinaro, il gioco fisico è rallentato a causa dello stop, ma l’online, il protagonista della pandemia, ha registrato comunque dei grandi cali sia per il blocco allo sport, sia soprattutto per lo stop alle scommesse sportive, che ne rappresentano un po’ la quintessenza.

Molinaro, in una diretta Facebook coi colleghi di Agimeg, ha sottolineato come non si sia registrata una migrazione significativa dal gioco fisico a quello online, almeno non tale da far pensare ad un “passaggio di consegne”. Va da sé che il profilo del giocatore sia rimasto quasi del tutto immutato: significa che chi giocava online ha continuato a farlo, chi non lo faceva non ha iniziato o se l’ha fatto, in minima parte. I soggetti più avvezzi al gioco sono gli stessi, di sesso maschile, con età compresa tra i 30 e i 50 anni. La maggioranza della raccolta dei giochi arriva dagli apparecchi da intrattenimento, che hanno dunque determinato una spesa minore anche nel gioco online. La spesa nel gioco fisico, invece, ha una media di 10 euro. Un andamento costante, anche all'indomani delle riaperture di sale giochi e scommesse. Una denuncia chiara, sottolinea Molinaro, di come il mercato non sia ancora ripartito del tutto.

Quel che conta è che la maggior parte degli italiani giocano in modo sano e se esiste un rischio, questo è per chi è già di per sé fragile. Il 41% della popolazione gioca una volta l’anno, e dunque emerge che solo il 3% presenta profili di rischio. Una quota minoritaria di cui però bisogna tenere conto.

Il tema gioco d’azzardo patologico è molto sentito, del resto, come si nota digitando la keyword su motori di ricerca come Google Trends. Oltre a ricevere un forte interesse protratto nel tempo, la parola chiave è stata molto ricercata in regioni come il Molise (100% di densità), l’Abruzzo (95%), l’Umbria (89%), Calabria e Sardegna, rispettivamente 68 e 65%.

Tornando alla ricerca, Molinaro ha parlato anche dei giovani studenti, di età compresa tra i 15 e i 19 anni: in questi soggetti è aumentato generalmente l’approccio ai videogiochi, ovvero giochi online senza vincite in denaro.

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