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by Silvia Urso
Aggiornato: 3 anni fa 3436
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Il dato che spaventa: il 22% degli under 16 è costantemente online. La vita digitalizzata ai tempi del Covid

Cambiano le abitudini, cambia la geografia: quella dei punti di aggregazione giovanili s’è spostata vistosamente. Non più le piazze, non più i parchetti: geometricamente non è più possibile. L’assembramento di giovani festanti con drink e aperitivi vari è soltanto un ricordo, la riproduzione che se ne fa nei pomeriggi di zona gialla è soltanto un tentativo di imitazione.

I luoghi di incontro sono cambiati, si sono trasferiti su un piano che è solo virtuale. Sono effetti e strascichi di un processo di digitalizzazione e virtualizzazione che è iniziato anni e anni fa. Nel pieno della quarantena, però, s’è avuto un turning point decisivo. L’immobilismo forzato della vita vissuta ha convertito tutto lo sforzo, produttivo, sociale e ludico su un piano virtuale. La vita, oggi, è online. Non lo dicono solo le vecchie generazioni, quelle che rimproverano figli e nipoti a suon di “sei sempre al cellulare!”.

No, lo dicono i numeri. La conferma è infatti arrivata dall’ultimo report dell’Osservatorio Scientifico sull’Educazione digitale. Lo studio è condotto da Social Warning, un’associazione che da anni si batte per assicurare ai giovani una corretta educazione digitale. Perché internet è sì abbattimento delle frontiere, ma l’eccessiva virtualizzazione della vita è un pericolo concreto per lo sviluppo giovanile.

Secondo le stime, è raddoppiato il tempo trascorso online mediamente da una persona. Ad un aumento così esponenziale e vertiginoso, però, non è corrisposta una crescita altrettanto costante nella regolamentazione delle piattaforme. Il campione preso in analisi dallo studio, però, è ancora più inquietante, perché prende in analisi i giovani dell’età tra 12 e 16 anni. Il 22% di questi ragazzi è connesso praticamente 24 ore su 24.

Non ha aiutato, in questo senso, l’uso smisurato della didattica a distanza, che ha contribuito solo ad alienare i giovani. La connessione senza freni sui social network, che generano contenuti visivi dall’impatto rapido, ha diminuito drasticamente la soglia di attenzione: in un ragazzo della generazione Z è di appena 7 secondi, di 8 in un adulto. Una nozione preoccupante: di mezzo c’è la salute di un’intera generazione.

Non è solo un problema di salute, ma anche di criminalità e regole: il 15% del campione ha infatti sperimentato episodi spiacevoli online. Di questa porzione di intervistati, il 35% ha subito cyberbullismo, il 15% revenge porn, l’8% è stato adescato online. Il dato sul revenge porn è il più inquietante, considerando la fascia d’età di cui si parla.

Ma dove trascorrono i giovani il loro tempo online? Nell’ultimo anno c’è stato un vero e proprio boom delle piattaforme di gaming che ha coinvolto un target molto più ampio e anche il settore dei casinò online sicuri e legali.

Discord, ad esempio, viene utilizzata come chat vocale nelle sessioni di gioco, e ha visto il suo utilizzo aumentare vertiginosamente nell’ultimo anno, soprattutto nel campo degli eSports.

Facebook, il social network di Mark Zuckerberg, è invece divenuto l'agorà digitale degli appassionati di gambling. Negli ultimi due anni la piattaforma ha registrato una crescita corposa dei gruppi dedicati alle categorie di gioco più popolari, soprattutto slot machine gratis online, roulette e blackjack. Ma il ruolo da leader assoluto lo riveste il poker online, che ha avuto una rinascita nell'ultimo e che sta coinvolgendo numerose persone grazie anche ai successi internazionali conseguiti da alcuni dei nostri connazionali, come Dario Sammartino e Mustapha Kanit.

Ritornando all'analisi precedente, se i social più utilizzati sono ancora Whatsapp (91% del campione) e Instagram (84.1%), nell’ultimo anno c’è stato l’imponente boom di TikTok (55%). Contenuti brevi, video virali da condividere con un’intera community. Soprattutto, l’algoritmo permette un’associazione ancora più peculiare tra i gusti del soggetto e i contenuti proposti dal social. Proprio questo algoritmo, usato in modo sfrenato, contribuisce all’alienazione del soggetto che trova difficile, se non impossibile, staccarsi dal cellulare. In questo senso, è consigliata la visione del documentario The Social Dilemma, disponibile su Netflix, che denuncia gli effetti negativi dei social sulla vita di ognuno.

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