Andrea Alemanno, docente dell’Università Bicocca di Milano e portavoce di Ipsos Italia in materia di sostenibilità, in una recente intervista alla Gazzetta dello Sport, ha affrontato il tema delle scommesse illegali, portato alla ribalta dall'inchiesta condotta dalla procura di Torino.
Alemanno ha fatto un'analisi lucida della situazione, attaccando però il Decreto Dignità del 2008. Per il portavoce di Ipsos Italia: «Uno degli obiettivi del Decreto era ridurre la propensione al gioco e ridimensionare il gioco eccessivo. Perseguire però il fine solo con un divieto di comunicazione è risultato alla fine velleitario». Secondo Alemanno il peccato originale del Decreto è stato di natura comunicativa. Infatti, «avendo limitato la possibilità di comunicazione a chi pratica gioco legale, ha anche indirettamente limitato la possibilità di far capire bene che c’è un gioco legale e un gioco illegale».
I dati del gioco illegale (spesso sottovalutato)
Il gioco illegale è un problema troppo spesso sottovalutato. Secondo Alemanno, il Decreto Dignità ha finito per ridurre il contrasto tra gioco illegale e legale. Questo significa che oggi ci sono «4,4 milioni di giocatori in canali illegali, ovvero il 17% su 21 milioni di scommettitori». Il fatturato di questo mercato arriva a 1.9 miliardi. Alla fine si crea un problema anche a livello di entrate dell'Erario che, di fatto, perde circa un miliardo di incassi. Secondo Alemanno il problema di questo Decreto è stato quello di non averne analizzato gli effetti.
Il docente si è detto anche favorevole agli spazi che vengono dedicati alle scommesse in televisione: «Le quote sono un argomento che fa notizia, serve pure agli opinionisti. Forma di comunicazione che spesso porta al gioco chi è già propenso al farlo: è indirettamente un modo per fare pubblicità, ma non è solo pubblicità».
I possibili miglioramenti al Decreto Dignità
Secondo Alemanno lo Stato deve agire diversamente da come fatto finora. «Nel momento in cui vuole farsi carico dei danni provocati dal gioco eccessivo e illegale, deve imporre loghi chiari per identificare se il sito è legale o no e strumenti di controllo pubblico, ad esempio incrociando i dati dei conti di gioco e reprimendo i siti illegali, sviluppando pure strumenti di autocontrollo per i giocatori».
Serve dunque affrontare la questione in modo diverso, coinvolgendo tutti i protagonisti della filiera ludica e trattando il gioco non come un problema, ma come una risorsa da incanalare verso i binari giusti.
L'ultimo passaggio del suo intervento, Alemanno lo ha riservato ai giocatori a rischio.
A domanda se anche i calciatori potessero considerarsi soggetti a rischio, ha infatti risposto: «Il problema è che giocano troppo due categorie distinte di persone: chi ha bisogno di soldi e spera di cambiare la propria vita, e chi ama molto il rischio e lo cerca a prescindere. Giocano eccessivamente online soprattutto persone di classe sociale agiata, nelle quali troviamo di certo i calciatori, che possono sopportare grandi perdite».
Analisi della riforma del gioco d'azzardo
La questione relativa al gioco illegale si va a intrecciare con la riforma dell'azzardo che il governo vuole attuare. In attesa dei decreti attuativi che saranno chiamati a riordinare il settore del gioco, gli operatori chiedono che la riforma sia coraggiosa, chiara e uniforme per l’intero territorio nazionale.
Su questa tematica è intervenuto Paolo Gioacchini, presidente di Giocondabet, uno degli operatori di gioco emergenti. L'imprenditore ha affermato che da questa riforma gli operatori si attendono soprattutto chiarezza.
«Una riforma più volte annunciata ma mai realizzata, leggi emanate da enti territoriali che sono ostacoli all’esercizio dell’attività di impresa, mancanza di un contratto collettivo nazionale specifico per i lavoratori del settore, dubbi sull’esercizio di alcune verticali di gioco, difficoltà di accesso al credito e diversi altri fattori fanno sì che l’imprenditore corretto e lungimirante faccia fatica a programmare gli investimenti».
Questi fattori sono per l'imprenditore i motivi per cui il gioco illegale si insinua sempre più in Italia. Per questo è necessario operare con criterio e canalizzare l'offerta verso casinò online con regolare licenza e siti di scommesse sportive sicuri. Secondo Gioacchini è necessario anzitutto equiparare le gare per le assegnazioni dei giochi più diffusi, anche dal punto di vista economico. In caso di bandi troppo onerosi, infatti «è facile ipotizzare un forte ritorno dell’illegale perché la domanda di gioco verrebbe soddisfatta da tanti operatori che, non potendo usufruire di una concessione statale (identificabile con il .it), utilizzerebbero strumenti ‘diversi’ (.com) che sfuggirebbero ad ogni controllo e tassazione».
A questo punto rimane da capire come agirà il governo in merito per avere delle prime risposte ad una questione che si fa sempre più urgente.
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