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by Lamberto Rinaldi
Aggiornato: 2 mesi fa 2143
Gaminginsider-News-Ministro dello sport Abodi

Il mondo del calcio e quello del betting sono in subbuglio dopo le dichiarazioni, di qualche settimana fa, da parte del Ministro dello Sport del Governo Meloni, Andrea Abodi.

La sua ricetta per risollevare lo sport più amato dagli italiani era semplice: tassare ulteriormente il gambling. "Ci si deve orientare verso l’assegnazione agli organizzatori degli eventi sportivi italiani di una percentuale sulla raccolta delle scommesse - si legge sull’agenzia di stampa Agimeg - per evitare la loro esclusione dalla catena del valore, che fino a oggi va a beneficio dello Stato, del montepremi e dei concessionari".

Parole che ovviamente hanno creato un forte dibattito e se Lorenzo Casini, presidente della Lega di Serie A, si era detto d’accordo ("Sicuramente il tema dei giochi va preso in considerazione visto che il calcio contribuisce ampiamente agli introiti ma non ne ricava alcun vantaggio" il suo commento), di tutt’altra idea sono le associazioni, le aziende e i rappresentati di categoria.

Le parole del Presidente della Lega di Serie A non corrispondono pienamente alla realtà: nel 2022 le scommesse sul campionato italiano sono state il 14,8% del totale. Se si stende infatti la lente su tutto il flusso di scommesse si scoprirà che le competizioni organizzate da Fifa e Uefa (vale a dire Champions, Europa e Conference League oltre ai Mondiali) hanno raccolto il 14,9% delle giocate degli italiani. Merita poi di essere sottolineato il dato relativo ai campionati stranieri: la Premier League inglese da sola rappresenta quasi il 5% delle scommesse, la Liga spagnola il 4%, la Bundesliga il 2,5% così come la Ligue 1 francese. Sotto l’1% invece tutto ciò che riguarda le serie cadette estere e i campionato olandesi, portoghesi, belgi ed extra europei.

La Serie A ha un peso importante insomma, ma non determinante. È inoltre importante cercare risorse per il calcio italiano, ma non si deve guardare solo al settore delle scommesse sportive che deposita all'Erario dello Stato oltre 620 milioni di euro.

Una nuova tassazione avrebbe come rischio quello di rendere ancora più pesante a livello di tassazione il segmento del gambling, con ridimensionamenti che potrebbero portare anche a perdite di posti di lavoro. Una strada interessante da riscoprire potrebbe essere quella di un nuovo dialogo sul divieto di pubblicità per le aziende del gioco pubblico, una scelta che ha costretto diversi club a trovare nuove strade di sponsorizzazione e di collaborazione per trovare nuovi introiti e nuovi ingressi economici. Tassare ulteriormente non può essere una strategia giusta.

Non resta da aspettare insomma. E vedere se la proposta di Abodi, alla fine, verrà condivisa oppure no.

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